“Prima Risposta” di Host+Host al DECALOGO proposto dai sindaci di Venezia e Firenze

Ecco quanto riteniamo di rispondere al Decalogo dei due sindaci di Venezia e Firenze.

Qui il commento più esteso.

 

“Prima Risposta” al DECALOGO proposto dai sindaci di Venezia e Firenze


La prima risposta di Host+Host si articola in questo “abstract” che rendiamo subito disponibile qui, con un commento più dettagliato che trovate su www.hostpiuhost.it e a seguire un’analisi dettagliata della normativa regionale della ospitalità in casa, perché esemplificativa della urgente necessità di semplificazione e trasparenza.


SIAMO ALLIBITI DALLA BASSA QUALITÀ DEL DOCUMENTO PROPOSTO:


1) Premesse sbagliate, ad esempio:
a. La soddisfazione media degli ospiti delle famiglie è superiore a quella degli ospiti degli alberghi (l’attribuzione di ospitalità improvvisata e non qualificata pare quanto meno avventata)
b. L’illegalità è presente in tutti i segmenti dell’offerta turistica, fingere che ci siano albergatori onesti e host disonesti è un presupposto aberrante; in ogni caso deriva principalmente dal fatto che non esiste una capacità di controllo adeguata, tanto è vero che ogni giro di vite finisce per tramutarsi in un incentivo al sommerso (sono controllati quasi esclusivamente coloro che sono in regola);
c. Non è vero che gli albergatori pagano più tasse sul proprio reddito di quante ne paghi una famiglia che ospita un turista, caso mai è vero il contrario (basti pensare che, nel caso più semplice, la famiglia non può dedurre l’iva, per lo più al 22%, e paga il 21% di cedolare secca sul lordo incassato, nessun albergo paga tasse per il 40% del proprio incasso lordo)
2) Analisi superficiali ed errate, ad esempio:
a. Si paragona la tassazione del reddito netto degli alberghi (accettando con incredibile faciloneria i conteggi truccati degli albergatori che dichiarano tasse oltre il 60%) con la tassazione al 21% dell’incasso lordo previsto con la cedolare secca, si dice che gli albergatori riscuotono l’iva del 10%, ma non che la deducono dall’iva pagata negli acquisti, cosa che le famiglie non possono certo fare:
b. Si ragiona di “deregulation” in un settore che, quantomeno dopo il 2015 ha visto un susseguirsi di norme regionali, nazionali, fiscali impressionante.
c. Si parla di “ripopolamento dei centri storici abbandonati” basandolo solo su norme che favoriscono la lobby alberghiera, senza proporre nulla che risolva i veri problemi per cui alcuni centri storici si sono svuotati
3) Proposte lose-lose, sgrammaticate e fuorvianti, ad esempio:
a. Presumere “tout court” la finalità turistica e l’attività ricettiva (ossia imprenditoriale) è un modo per aumentare gli immobili vuoti e inutilizzati, o spingerli verso gestioni professionali cosicchè se i turisti fossero ospitati da imprese, invece che da famiglie, questo non ripopolerebbe certamente i centri storici abbandonati;
b. Presumere che le famiglie vivano in locali privi di sicurezza e richiedere certificazioni aggiuntive oltre a quelle dell’abitabilità e dell’impiantistica esistente solo per “proteggere i turisti”, ha conseguenze grottesche quanto evidenti;
c. Pretendere un registro comunale delle abitazioni in cui si fa locazione breve o dipende dall’ignoranza (questa norma già esiste a livello nazionale/regionale) o prelude ad un ennesimo adempimento burocratico stupido e persecutorio.
Data lo “standing” degli autori e la loro provenienza geo-economica, non si può che concludere che questo gruppo di sindaci:
• Conosce sorprendentemente poco e male il segmento sul quale propone di intervenire
• l’interesse primo non è quello di agire a fronte di analisi attente e accurate, ma solo portare gli enti di loro responsabilità a schierarsi dichiaratamente per il comparto economico alberghiero in quella che viene percepito solo come una contrapposizione di interessi economici e non una realtà socio-economica nuova, e quindi tutto viene descritto con una precisa manipolazione delle informazioni
• Lo scopo non è “far ripartire il turismo” o “ripopolare i centri storici”, ma semplicemente mettersi al servizio di altri operatori e di gruppi economici di grandi dimensioni (di fatto spesso stranieri) a diretto svantaggio dell’economia del piccolo privato o della famiglia
Presenteremo una disamina specifica e dettagliata degli errori e manchevolezze del documento. Ora è importante illustrare quanto può e deve essere fatto per un comparto all’interno del quale si devono sistemare molte cose.


INDIVIDUAZIONE/ANALISI DEI PROBLEMI DEL SETTORE:


Non si può pensare che il servizio di alloggio (denominato “Residenzialità”) per i turisti sia sintetizzabile in due categorie:
- le “organizzazioni professionali”  strutture alberghiere
- gli “affitti brevi”, non professionali, improvvisati, sommersi, evasori senza regole.
Le esternalità negative nascono in modo assai più articolato, ad esempio:
- unità abitative vuote e inutilizzate (in Italia sono 6-7 milioni, contro meno mezzo milione di unità dedite all’ospitalità in appartamento) a causa delle normative sugli affitti e della lentezza/inefficacia della giustizia civile che rendono pericoloso e improduttivo locarle
- cambiamento di destinazione d’uso di interi palazzi da residenziale ad alberghiero, i fenomeni di gentrification iniziano già oltre un secolo fa e sono cresciuti a dismisura nel secondo dopoguerra, ben prima e con dinamiche assai più complesse di quelle degli “affitti brevi”;
- compressione delle attività di B&B (assolutamente non assimilabili ad “affitti brevi”), che rappresentano la tradizione dell’ospitalità nelle famiglie con una storia plurimillenaria;
- dilagare, soprattutto nelle zone più pregiate, delle gestioni industriali dell’ospitalità in appartamento, con imprese che prendono in gestione e convertono in alberghi-diffusi decine quando non centinaia di immobili, fingendo delle inesistenti “singole” gestioni non imprenditoriali.
Le esternalità positive sono presenti in tutti i settori dell’ospitalità, ma quelle relative alle forme cosiddette non imprenditoriali vengono totalmente ignorate, ad esempio:
- l’esperienza di relazione fra pari, fra cittadino che ospita e turista in visita, porta importanti frutti di reciproca conoscenza, di abbattimento di paure e pregiudizi, parliamo di un turismo di qualità assai diversa da quello che scarica grandi bus in “alberghi-non luoghi” uguali in ogni parte del mondo, un’esperienza che molti turisti (spesso per primi gli stessi host delle nostre città), dopo averla scoperta, magari per caso, non intendono assolutamente abbandonare;
- le famiglie, che sono il fattore chiave della resilienza sociale italiana (basti pensare alle tante contraddizioni che vi sono sopra e sempre più scaricate: dagli anziani e disabili alla chiusura delle scuole ed alla disoccupazione giovanile e femminile, ma l’elenco è assai più lungo) trovano nelle attività di ospitalità una possibile mitigazione economica delle conseguenze di tanti problemi che vi sono ineluttabilmente scaricati.
- L’ospitalità diffusa nei quartieri ne aiuta l’economia spesso soffocata dalla politica dei grandi centri commerciali, che non danneggia solo il piccolo commercio di vicinato, ma anche le attività artigianali, i ristoranti i bar di quartieri altrimenti destinati al solo ruolo dormitorio. Parliamo di una delle leve chiave di ogni politica di valorizzazione degli abitati, di cui tanto si riempiono la bocca molti sindaci, salvo dimenticarsene non appena la lobby degli albergatori bussa alla loro porta.


PRIME IDEE PER INIZIARE AD AFFRONTARE I PROBLEMI ESISTENTI:


1. I Sindaci (o chiunque altro ente e istituzione) che desiderano affrontare i problemi della ripartenza del turismo post Covid, dovrebbero assicurarsi di consultare tutte le parti interessate e non appoggiarsi solo ad una lobby. La nostra non è certo l’unica organizzazione che possa aiutarli a conoscere e capire in modo approfondito ed efficace, ma siamo totalmente disponibili a collaborare anche in leale concorrenza con le altre parti coinvolte.
2. Sul piano normativo non servono certo più regole (ce ne sono a dismisura!), casomai serve una riorganizzazione/semplificazione delle norme a partire dal riconoscimento (e delimitazione) della ospitalità in ambito familiare, che deve avere una sua apposita valorizzazione (a causa delle sue forti esternalità positive) e regolamentazione e non un trattamento residuale, di benevola quanto limitata tolleranza, rispetto alle norme per le imprese (come di fatto accade oggi).
3. L’ospitalità in appartamenti gestita in toto da grandi imprese deve essere sottratta dalla finzione di un’ospitalità familiare, non imprenditoriale; laddove tutte le attività sono subappaltate a tali imprese organizzate con criteri industriali. Fino a che qualche ignorante continuerà a pontificare di affitti brevi senza capacità di distinguere le gestioni familiari, da quelle imprenditoriali, i bed & breakfast, dalle case vacanza e dalle locazioni, difficilmente gli innegabili problemi dei centri storici e delle città d’arte, troveranno una qualche soluzione ed il processo di “disneylandizzazione” continuerà ineluttabilmente, a cominciare da Venezia e Firenze.


Il Presidente di Host+Host
Gianni Facchini e il Consiglio Direttivo di Host+Host

Firenze, 20 marzo 2021